
Un bancario di successo.
Adalberto Pace, dottore in economia brillante e un po’ guascone, muore improvvisamente in una mattina di frenetica attività di mercato nella cittadina di Alba, nel corso di una consulenza di routine.
Appare subito piuttosto chiaro che le cause della morte non sono naturali.
E’ un delitto? Sì, e in piena regola.
La Lussuosa sede dell’antica banca nel cuore della città che da alcuni anni è in piena espansione turistica, ne è il principale teatro; intorno, una serie di luoghi noti, lo storico caffè sul lato opposto della via, i vicini paesi che si snodano sulle colline fra i vigneti e noccioleti. I personaggi, gli attori, hanno volti più o meno noti, e si compenetrano l’un l’altro nella vicenda man mano che essa si snoda.
Misteri e segreti, antiche e nuove amicizie della vittima, un retroscena noir, si rivelano e intrecciano attraverso le indagini, fino a scoperchiare pezzi di vita taciuti, che coinvolgono anche importanti personaggi dell’albese.
Sarà un retroscena di gioventù del povero Adalberto a svelare l’arcano in un crescendo rocambolesco e inaspettato, come si convien a un buon libro giallo.


Nell’ufficio la cui finestra si affaccia sulla facciata principale del Teatro Sociale cittadino, il tempo si è fermato.
Solo il ticchettio dell’antico pendolo, che pare quasi il cronometro del domandone finale di un quiz televisivo, maschera il ritmo accelerato dei battiti cardiaci dell’uomo dietro la scrivania, che abbassa il capo circondando le tempie con le mani sudaticce.
Da Alba di un delitto.